lunedì 13 luglio 2015

Salisburgo - 2013




Ciao a tutti!

Sono Roberta e ho partecipato al Progetto Erasmus nel 2013!
È stata la mia prima esperienza all´estero quindi ero spaventata ma contenta allo stesso tempo!
La mia meta é stata Salisburgo, una bellissima cittadina austriaca la cui uniche pecche  sono  il clima abbastanza rigido e il costo della vita elevato!

Sono stata ospite presso la Paracelsus Mediziniske privatuniversitat(PMU), presso il dipartimento di Farmacologia e Tossicologia.
Io mi sono occupata di elettrofisiologia ed in particolare ho studiato l´effetto della tossina di Pelagia noctiluca a livello di canali di membrana, usando come modello una linea cellulare renale attraverso la tecnica del patch clamp.

La mia referente qui a Salisburgo e´stata la Prof.ssa Silvia Dossena e mi ha permesso di imparare moltissimo, infatti é stata un´esperienza formativa bellissima!
Il laboratorio é composto per la maggior parte da italiani ma vi sono anche austriaci e americani. Le lingue principalmente parlate sono l´inglese e l´italiano!

Si lavora parecchio infatti generalmente non vi sono orari, dipende insomma da cosa si ha da fare!
La Prof.ssa che mi ha proposto di partire e con la quale ho successivamente continuato l´internato a Messina  é la Prof.ssa Giuseppina La Spada, che colgo l'occasione di ringraziare!
Consiglio a tutti di intraprendere questo tipo di percorso in quanto permette di conoscere nuove realtá  ed è un´esperienza che puó anche aprire nuove possibilitá per il futuro!



Saluti

Roberta

 

giovedì 9 luglio 2015

Banyuls-sur-mer - 2012






Ciao ragazzi, 

Mi chiamo Francesca Ceraolo e anch’io ho avuto l’opportunità di partecipare al progetto Erasmus Placement nel 2012, al mio primo anno di magistrale in Biologia. Come per  la maggior parte dei miei colleghi, ero elettrizzata all’idea di partire, intraprendere una nuova esperienza, trasferirmi in un posto che non fosse casa mia e conoscere nuova gente. Non vedevo l’ora di iniziare una nuova vita!!! 
La mia destinazione è stata l’Osservatorio Oceanografico dell’Università Pierre et Marie Currie a Banyuls-sur-mer (in catalano Banyuls de la Merenda), un piccolo paesino al sud della Francia, situato nei Pirenei Orientali nella regione della Linguadoca-Rossiglione, a 13 km dal confine con la Spagna. L’Osservatorio Oceanografico, più comunemente chiamato “Laboratoire Arago”, è stato fondato nel 1881, situato su una costa rocciosa, beneficia di un ambiente eccezionale per i suoi diversi habitats sia nelle aree marine che in quelle terrestri.

Ho fatto parte dell’equipe dei “Fattori ambientali e meccanismi di adattamento”, guidata dal Professore Jack Falcon, che si occupava di testare gli effetti della medetomidina, un agente antifouling, sulle larve di spigola al fine di verificare gli effetti di tale sostanza sull’espressione genica, sulla crescita e pigmentazione delle larve. Il protocollo richiedeva non poco impegno e anche se inizialmente mi occupavo solo della pulizia degli acquari, dopo poco tempo sono diventata la “regina” dell’RNA extraction (almeno così mi aveva soprannominata il mio capo Jack), per poi passare alla quantizzazione, alla conversione in DNA e alla PCR dei campioni. Diciamo che questa era la parte più faticosa poiché richiedeva svariate ore di lavoro e una grande precisione e accuratezza al fine di ridurre il rischio di contaminazione dei campioni. La parte più divertente sicuramente è stata fotografare le larve (che poco volentieri si mettevano in posa e che preferivano ovviamente scappare e non farsi raggiungere dall’obiettivo) per capire come variava la pigmentazione sotto l’effetto della medetomidina. 

Sono stata accolta con molto calore e affetto dai miei colleghi francesi Marie, Alice, Michael e Charles-Hubert e soprattutto dal mio capo, il Professore Jack Falcon . Così possiamo sfatare il mito che i Francesi siano antipatici. All’inizio, non nascondo di aver avuto qualche difficoltà nell’adattarmi ai ritmi di lavoro e a seguire il mio progetto, ma poi sono riuscita ad integrarmi bene e a dimostrare di saper lavorare duramente, come solo noi italiani sappiamo fare. Durante tutto il percorso, ho avuto l’appoggio e il sostegno da parte della mia professoressa Caterina Faggio, che mi ha seguita e sostenuta durante tutta la mia permanenza in Francia. 

Nonostante Banyuls non sia una grande città, sono riuscita a ricavare diversi vantaggi dal vivere in un piccolo paesino come alzarmi al mattino con calma e sapere di dover impiegare solo pochi minuti per raggiungere l’ufficio, impiegare solo 5 minuti per raggiungere qualsiasi punto di Banuyls, avere il mare e la spiaggia di fronte e le montagne alle spalle. Quindi, avevo tutto quello di cui avevo bisogno nel raggio di cento metri. Inoltre, la posizione strategica di Banyuls Sur Mer, mi ha permesso anche di esplorare il territorio catalano e i paesi francesi vicini. 

Banyuls è anche conosciuta per le grandi distese di vigneti. Ed è da questa terra che prendono origine i vini nobili e rari che portano il nome di “Banyuls" di cui io ho TANTO beneficiato. 
Essendo un’amante delle passeggiate, ho avuto il piacere di esplorare l'entroterra e ho potuto osservare piantagioni di mimose, ulivi e fichi d'india. Ovviamente durante la mia permanenza non sono mancate le gite in barca e le immersioni subacquee, che mi hanno portato alla scoperta di una flora e fauna al dir poco eccezionali.
Il cibo, in particolare i formaggi, erano super deliziosi e quando ci penso mi ritorna ancora l’acquolina in bocca. 

Pertanto, cari amici, posso dire che nonostante le varie difficoltà e vicissitudini iniziali, è stata un’esperienza che rifarei: è un’occasione che permette di imparare a vivere e convivere con altra gente, un’opportunità per conoscere nuove culture e modi di pensare, una chance per capire di cosa siamo capaci di fare e acquisire la consapevolezza dei nostri limiti e di andare oltre. È un’esperienza formativa e di vita importante a cui non si può assolutamente rinunciare. 

Con affetto
Francesca


 
  


 


 


 



 

domenica 5 luglio 2015

Tubinga - 2010




Ciao a tutti! 

Sono Graziana ed ho avuto la fortuna di partecipare al progetto Erasmus Placement nel 2010. Anche per me, come la maggior parte delle mie colleghe, è stata la mia prima esperienza all’estero e la mia destinazione è stata Tubinga. Sono stata inserita presso l’istituto di fisiologia dell’università Eberhard Karls diretto dal Professore Florian Lang. Devo essere sincera, sono partita carica di entusiasmo nell’ affrontare questa nuova avventura, non ho mai avuto paura ad adattarmi a nuove regole, persone e nuova lingua. Certo alcune difficoltà si sono presentate, ma è giusto che sia così…….. motivo in più per poter crescere! Sono stati sei mesi indimenticabili, mesi che mi hanno formato non solo da un punto di vista lavorativo ma anche umano.

Il mio progetto si occupava dello studio di proteine canali espresse sulla membrana di oociti di Xenopus laevis (rana acquatica sud africana con artigli). Gli oociti venivano iniettati con l’m-RNA della proteina canale oggetto di studio e dopo incubazione, se i canali si fossero espressi correttamante sulla membrana, era possibile osservare e registrare il flusso di ioni attraverso tali canali mediante tecnica del voltage-clamp con due elettrodi (TEVC).

In laboratorio ho collaborato con diversi colleghi, tra i quali due albanesi, un tailandese, un tedesco e per fortuna uno spagnolo…..insomma un incrocio di mille lingue! E non potrò mai dimenticare il mio primo giorno quando mi è stato detto (subito dopo le presentazioni): “Qui siamo in un’azienda…più si lavora, più si pubblica”. E così è stato, si lavorava 7 giorni su 7 e sempre senza orari. Ma tutti i miei sacrifici sono stati ripagati in quanto i risultati ottenuti nel mio lavoro sono stati pubblicati e questi stessi risultati li ho utilizzati per la mia tesi magistrale.

Il mio studentato era nuovissimo, struttura moderna e super colorata, ho conosciuto ragazzi simpatici ed educati, ma purtroppo non tutti amavano tanto l’ ordine e la pulizia! Vi dico solo che il mio vicino di stanza (Alex, di Londra) mi chiamava Miss Clean!

In breve vi ho raccontato un pò della mia avventura ma vorrei dire a tutti i ragazzi/e di non aver dubbi nel partecipare al bando Erasmus Placement perché vi assicuro che si tratta di una fantastica esperienza…. veramente formativa!

Concludo ringraziando la Prof.ssa Faggio che per me è stata non solo la professoressa ma anche un’amica e una seconda mamma, è stata sempre vicina ai miei pianti, sorrisi, crisi e vittorie! 

Grazie mille Prof.ssa!

Un saluto da Tubinga!


  

  

  

  


giovedì 2 luglio 2015

Murcia - 2014




Ciao a tutti!

Sono Caterina, ho 24 anni e sto per concludere il secondo anno del corso di laurea magistrale in Biologia. Ho conosciuto l’ideatrice di questo blog, Paola, nel laboratorio di Fisiologia nel quale siamo interne sotto la guida della Prof.ssa Faggio e ho accettato il suo invito a raccontare la mia esperienza Erasmus.

Magari vi potrà sembrare un cliché, ma io ho sempre sognato di fare l’Erasmus fin dal momento in cui, a 16 anni, ho visto il film scritto e diretto da Cédric Klapisch “L’appartamento spagnolo” proiettato in una classe di una scuola parigina che ho frequentato durante un viaggio studio. Questo mio desiderio, però, è stato, per molto tempo, accantonato nell’auspicio di realizzarne un altro altrettanto sentito: terminare nei tempi previsti i miei studi. Pensando che sostenere esami in un’altra lingua avrebbe rallentato il mio percorso universitario ho, per un periodo, messo da parte il desiderio di partire.
Un giorno, però, ho incontrato la Prof.ssa Faggio che ricopre il ruolo di referente del progetto Erasmus per il dipartimento di Scienze biologiche ed Ambientali e che mi ha subito colpito per la sua risolutezza. Ricordo ancora la sua domanda “… e tu perché non fai l’Erasmus?”. Nonostante la conoscessi solo da qualche minuto, le ho raccontato  che era un sogno messo da parte, le ho confidato le mie “paure” e le ho anche parlato del film che lei ovviamente conosceva. Ed è stato così che mi ha illustrato cosa significasse veramente vivere questa esperienza. Mi mise a conoscenza del progetto Erasmus placement, di cui, lo confesso, ignoravo l’esistenza.

Per chi non lo conosce, questo è un progetto che non prevede il dover sostenere esami nell’università ospitante nel Paese straniero, bensì consente di poter svolgere uno stage presso imprese, centri di formazione e di ricerca dei Paesi che aderiscono al programma. Io, per esempio, ho seguito un progetto di ricerca di cui sono stata resa pienamente responsabile. Per questo l’Erasmus placement è un’esperienza che consiglio a chiunque, ma soprattutto a coloro che frequentano un corso di laurea scientifico, per il quale l’esperienza pratica è fondamentale al pari della conoscenza teorica.
Mi sono convinta a partire e, nell’intento di comunicarle la mia decisione, ho cercato la professoressa, che in brevissimo tempo mi ha trovato un contatto. Per chi non fosse pratico, è necessario che il docente che vi guida in questa esperienza dall’Italia trovi un’università disponile ad accogliervi (potete suggerire voi stessi al professore un’eventuale meta se ne avete in mente una). Prima della vostra partenza dovete essere in possesso di un programma di lavoro (Training Agreement) sottoscritto, oltre che da voi stessi, dall’università di appartenenza e dall’organismo di accoglienza.

La professoressa Faggio mi comunicò il mio destino: mi avrebbe ospitato, con il suo team, la professoressa María de los Ángeles Esteban Abad, del dipartimento di Biologia cellulare e Istologia della Facoltà di Biologia, Campus “Mare Nostrum”, dell’Università di Murcia, a MURCIA, nel sud della SPAGNA. La Pross.sa Esteban e il suo team, vantano un lunga esperienza nel campo dell’immunologia dei pesci e vi confesso che né questo settore, né la destinazione mi sono stati graditi in un primo momento... anzi! Iniziai a non essere più così sicura di voler partire, però vi garantisco che MI SONO LARGAMENTE RICREDUTA.

Ho iniziato a ravvedermi quando ho conosciuto Francisco Guardiola Abellán, un membro del gruppo della Prof.ssa Esteban. In quel periodo si trovava a Palermo per condurre parte del suo dottorato e mi ha raggiunto a Messina proprio per conoscermi e spiegarmi in cosa consisteva il suo lavoro a Murcia. La Prof.ssa  Faggio e la Prof.ssa Esteban avevano organizzato il nostro incontro perché sarebbe stato lui a dovermi accogliere e seguire in Spagna data la buona padronanza della lingua italiana acquisita proprio durante le sue esperienze Erasmus. Ciò di cui si occupava Francisco ha iniziato a piacermi e di pari passo è aumentata la gratitudine nei confronti della Prof.ssa Faggio.
Una volta a Murcia è stato confermato l’entusiasmo con cui sono partita: seppur correlate ai pesci ho appreso tecniche applicabili in qualsiasi campo, dalla reazione a catena della polimerasi (PCR) alla tecnica immunoenzimatica ELISA, solo per citarne due ormai fondamentali come certamente saprete se studiate Biologia o qualcosa affine ad essa. Tecniche che non ho avuto modo di imparare a Messina.

La fatica che comportava stare giornate intere in laboratorio, talvolta anche nei weekend, era compensata dall’interesse che mi suscitava ciò che apprendevo. Ma vi posso assicurare che il divertimento non è mancato: Murcia è una città meta di Erasmus popolata perciò da tantissimi ragazzi di diverse nazionalità, ha una tradizione tanto antica tante sono le feste indette per celebrarla e poi si trova nel Sud della Spagna, dove la maggior parte degli abitanti è allegra, solare, accogliente e piena di voglia di divertirsi (e vi posso assicurare che non è assolutamente uno stereotipo).

Ho raccontato tutto questo alla prof.ssa Faggio quando è venuta a trovarmi a Murcia dove è rimasta anche lei piacevolmente colpita dell’organizzazione della Facoltà di Biologia e della varietà della strumentazione presente in essa. Abbiamo chiesto alla Prof.ssa Esteban di poter utilizzare i dati raccolti, durante la permanenza, per la mia tesi sperimentale e per un eventuale congresso. La Prof.ssa Esteban ha accettato di buon grado.
Così, tornata in Italia, ho potuto partecipare al congresso della Società Italiana di Biologia Sperimentale (SIBS) che, nel 2014, l’anno in cui ne ho preso parte, si è tenuto a Torino. Il mio contributo è stata una comunicazione orale con la quale ho condiviso con tanti professori, dottorandi e studenti il primo progetto di ricerca al quale ho partecipato attivamente e che ho sentito per tale ragione “più mio”.
Da poco ho ripreso in mano i dati di questa ricerca per elaborare la mia tesi di laurea, dal momento che la fine del mio percorso di studi si avvicina, senza che l’ Erasmus l’abbia ritardata.

Concludo dicendo che l’esperienza ha formato non solo quella che sarà la mia futura figura professionale, ma anche la mia persona. Ho sempre pensato che lo scambio con rappresentanti di culture diverse arricchisse e permettesse di aprire i propri orizzonti, ma con l’esperienza Erasmus ne ho avuto la piena conferma.
Una volta tornata dall’Erasmus ho rivisto il film di cui vi parlavo, l’Appartamento spagnolo. Nonostante già prima di partire conoscessi le battute quasi a memoria è stato come rivederlo con occhi differenti. Ho colto delle diverse sfumature e ho riso ancor più di gusto delle vicissitudini di  Xavier, il protagonista, che nel film, proprio come me, svolge il suo Erasmus in Spagna (come d’altronde ci suggerisce il titolo).

Vi saluto consigliandovi di prendere parte al progetto Erasmus, per aver modo di vivere sulla vostra pelle ciò di cui vi ho parlato: ho la presunzione di dire che MI DARETE RAGIONE.

Un abbraccio,

Caterina.


 


 



mercoledì 1 luglio 2015

Anversa - 2011





Ciao a tutti!

Mi chiamo Antonella Pelle ed anch’io faccio parte della lunga lista di studenti che hanno avuto l’opportunità di fare un’esperienza Erasmus. La destinazione che mi è stata assegnata è Antwerp o, italianizzando, Anversa. Una splendida città del Belgio settentrionale che conta più di 500.000 abitanti e che vale la pena visitare. Una città all’avanguardia sotto tutti i punti di vista. Una città che ha rappresentato per me una grande occasione di crescita professionale e non solo. Entrare a far parte del team al cui capo presiede la Prof.ssa Gudrun De Boeck  è stato un grande onore per me ed una grande opportunità.

L’opportunità di imparare giorno per giorno e quella di ricevere l’amicizia di chi mi ha affiancato in questo percorso e, a tal proposito, non posso non citare il mio amico Hon Liew Jung, il mio supervisore malesiano che mi ha dato le attenzioni di un fratello maggiore. 

Ho impiegato davvero poco ad adattarmi al loro sistema lavorativo fatto di efficienza, concretezza e serietà, forse perché con me avevo portato la voglia di imparare e di dare il mio contributo nel modo migliore che avrei potuto. Io, insieme alla mia collega Daniela Chiarella, sono stata inserita in un progetto del Dipartimento di Ecofisiologia, Biochimica e Tossicologia dell’Università di Antwerp il cui obiettivo sarebbe stato quello di indagare gli effetti che elevate somministrazioni di cortisolo avrebbero avuto sulle strategie metaboliche della specie Cyprinus carpio sotto differenti regimi alimentari e di nuoto. E' stato un lavoro intenso cui ci siamo dedicate letteralmente “giorno e notte” e che ci ha dato molte soddisfazioni. Ma la soddisfazione più grande è stata sicuramente aver dato il nostro contributo ed esserci meritate la stima di chi su di noi aveva scommesso ed esserci guadagnata quella di coloro che all’inizio ci guardavano con occhi diffidenti. Non posso fare a meno di menzionare e ringraziare la Prof.ssa Caterina Faggio che ha incoraggiato e sostenuto la mia voglia di fare questa esperienza, soprattutto in una città ricca di storia e di arte come Anversa in cui inevitabilmente si lascia sempre un pezzettino di cuore. Conoscere Anversa significa conoscere “tutto” il mondo, o almeno così lo è stato per me. In particolare, l’opportunità di stare in un dormitorio è stata senza dubbio la cosa migliore che potesse capitarmi perché è lì che ho avuto il vero confronto con le persone.

Più di 20 ragazzi provenienti da tutto il mondo hanno costituito il mezzo tramite cui ho imparato a conoscere, seppure in misura estremamente ridotta, le tradizioni e la cultura dei loro paesi e ai quali non mi è mancato di dare lezioni di cucina italiana, sempre super apprezzata, ma la cosa non sorprenderà nessuno. Ho avuto la fortuna di ritrovarmi circondata da persone che mi hanno aiutata a tenere a bada quei momenti di nostalgia rivolti a casa e a far sparire in me quel senso di inadeguatezza che forse all’inizio mi è capitato di avvertire. Ma sapevo di chi fosse la colpa..dell’ Inglese! Fino ad allora mi ero confrontata con l’Inglese soltanto sui libri di scuola o dilettandomi a canticchiare canzoni straniere di cui non capivo più di ¼ delle parole, ma questo limite anziché condizionare la mia decisione di partire o meno, paradossalmente ne ha rappresentato un fattore stimolante; sarebbe stata l’occasione per impararlo, ma soprattutto sarebbe stata l’occasione in cui avrei potuto dimostrare a me stessa che se avessi voluto e mi fossi impegnata, avrei saputo cavarmela alla grande, contando solo sulle mie forze. Anche perché l’Erasmus per me ha rappresentato la mia prima esperienza di lunga durata all’estero. Il confronto con una grande città straniera non lo avevo ancora avuto, da sola. In realtà ciò che mi faceva preoccupare non era la città in sé, quanto gli abitanti e le vecchie leggende che narrano la freddezza di questi popoli nordici.

 Devo ammetterlo, non sono solo leggende, ma sono stata comunque fortunata perché le persone con cui mi sono dovuta confrontare ogni giorno per 4 mesi sono state sempre gentili ed affettuose e piano piano, un po’ come una goccia d’acqua che scava nella roccia, sono riuscita a strappare un sorriso anche a chi non mi aveva mai rivolto la parola o avesse evitato di incrociare il mio sguardo. L’Erasmus per me quindi rappresenta un’occasione di crescita professionale e personale, una chiave che mi ha permesso in seguito di aprire tante porte perché mi ha insegnato lo spirito giusto con cui farlo, una sorta di lente che mi ha permesso di vedere “oltre”. Ma la cosa più bella che questa esperienza mi ha lasciato è la voglia di partire ancora e di fare nuove esperienze. Insomma, al viaggio di andata ero partita con un solo bagaglio, al ritorno ne avevo due, uno di vestiti, l’altro pieno di conoscenze, esperienza e soprattutto affetti. 

Saluti

Antonella Pelle









Prof.ssa Gudrun De Boeck
         
Hon Liew Jung

Con la Prof.ssa Faggio
con Daniela Chiarella