Ciao a
tutti!
Mi
chiamo Antonella Pelle ed anch’io faccio parte della lunga lista di studenti
che hanno avuto l’opportunità di fare un’esperienza Erasmus. La destinazione
che mi è stata assegnata è Antwerp o, italianizzando, Anversa. Una splendida
città del Belgio settentrionale che conta più di 500.000 abitanti e che vale la
pena visitare. Una città all’avanguardia sotto tutti i punti di vista. Una
città che ha rappresentato per me una grande occasione di crescita
professionale e non solo. Entrare a far parte del team al cui capo presiede la Prof.ssa Gudrun De Boeck è stato un
grande onore per me ed una grande opportunità.
L’opportunità di imparare giorno per giorno e quella di ricevere l’amicizia di chi mi ha affiancato in questo percorso e, a tal proposito, non posso non citare il mio amico Hon Liew Jung, il mio supervisore malesiano che mi ha dato le attenzioni di un fratello maggiore.
Ho impiegato davvero poco ad adattarmi al loro sistema lavorativo fatto di efficienza, concretezza e serietà, forse perché con me avevo portato la voglia di imparare e di dare il mio contributo nel modo migliore che avrei potuto. Io, insieme alla mia collega Daniela Chiarella, sono stata inserita in un progetto del Dipartimento di Ecofisiologia, Biochimica e Tossicologia dell’Università di Antwerp il cui obiettivo sarebbe stato quello di indagare gli effetti che elevate somministrazioni di cortisolo avrebbero avuto sulle strategie metaboliche della specie Cyprinus carpio sotto differenti regimi alimentari e di nuoto. E' stato un lavoro intenso cui ci siamo dedicate letteralmente “giorno e notte” e che ci ha dato molte soddisfazioni. Ma la soddisfazione più grande è stata sicuramente aver dato il nostro contributo ed esserci meritate la stima di chi su di noi aveva scommesso ed esserci guadagnata quella di coloro che all’inizio ci guardavano con occhi diffidenti. Non posso fare a meno di menzionare e ringraziare la Prof.ssa Caterina Faggio che ha incoraggiato e sostenuto la mia voglia di fare questa esperienza, soprattutto in una città ricca di storia e di arte come Anversa in cui inevitabilmente si lascia sempre un pezzettino di cuore. Conoscere Anversa significa conoscere “tutto” il mondo, o almeno così lo è stato per me. In particolare, l’opportunità di stare in un dormitorio è stata senza dubbio la cosa migliore che potesse capitarmi perché è lì che ho avuto il vero confronto con le persone.
Ho impiegato davvero poco ad adattarmi al loro sistema lavorativo fatto di efficienza, concretezza e serietà, forse perché con me avevo portato la voglia di imparare e di dare il mio contributo nel modo migliore che avrei potuto. Io, insieme alla mia collega Daniela Chiarella, sono stata inserita in un progetto del Dipartimento di Ecofisiologia, Biochimica e Tossicologia dell’Università di Antwerp il cui obiettivo sarebbe stato quello di indagare gli effetti che elevate somministrazioni di cortisolo avrebbero avuto sulle strategie metaboliche della specie Cyprinus carpio sotto differenti regimi alimentari e di nuoto. E' stato un lavoro intenso cui ci siamo dedicate letteralmente “giorno e notte” e che ci ha dato molte soddisfazioni. Ma la soddisfazione più grande è stata sicuramente aver dato il nostro contributo ed esserci meritate la stima di chi su di noi aveva scommesso ed esserci guadagnata quella di coloro che all’inizio ci guardavano con occhi diffidenti. Non posso fare a meno di menzionare e ringraziare la Prof.ssa Caterina Faggio che ha incoraggiato e sostenuto la mia voglia di fare questa esperienza, soprattutto in una città ricca di storia e di arte come Anversa in cui inevitabilmente si lascia sempre un pezzettino di cuore. Conoscere Anversa significa conoscere “tutto” il mondo, o almeno così lo è stato per me. In particolare, l’opportunità di stare in un dormitorio è stata senza dubbio la cosa migliore che potesse capitarmi perché è lì che ho avuto il vero confronto con le persone.
Più di 20 ragazzi provenienti da tutto il mondo hanno costituito il mezzo tramite cui ho imparato a conoscere, seppure in misura estremamente ridotta, le tradizioni e la cultura dei loro paesi e ai quali non mi è mancato di dare lezioni di cucina italiana, sempre super apprezzata, ma la cosa non sorprenderà nessuno. Ho avuto la fortuna di ritrovarmi circondata da persone che mi hanno aiutata a tenere a bada quei momenti di nostalgia rivolti a casa e a far sparire in me quel senso di inadeguatezza che forse all’inizio mi è capitato di avvertire. Ma sapevo di chi fosse la colpa..dell’ Inglese! Fino ad allora mi ero confrontata con l’Inglese soltanto sui libri di scuola o dilettandomi a canticchiare canzoni straniere di cui non capivo più di ¼ delle parole, ma questo limite anziché condizionare la mia decisione di partire o meno, paradossalmente ne ha rappresentato un fattore stimolante; sarebbe stata l’occasione per impararlo, ma soprattutto sarebbe stata l’occasione in cui avrei potuto dimostrare a me stessa che se avessi voluto e mi fossi impegnata, avrei saputo cavarmela alla grande, contando solo sulle mie forze. Anche perché l’Erasmus per me ha rappresentato la mia prima esperienza di lunga durata all’estero. Il confronto con una grande città straniera non lo avevo ancora avuto, da sola. In realtà ciò che mi faceva preoccupare non era la città in sé, quanto gli abitanti e le vecchie leggende che narrano la freddezza di questi popoli nordici.
Devo ammetterlo, non sono solo leggende, ma sono stata comunque fortunata perché le persone con cui mi sono dovuta confrontare ogni giorno per 4 mesi sono state sempre gentili ed affettuose e piano piano, un po’ come una goccia d’acqua che scava nella roccia, sono riuscita a strappare un sorriso anche a chi non mi aveva mai rivolto la parola o avesse evitato di incrociare il mio sguardo. L’Erasmus per me quindi rappresenta un’occasione di crescita professionale e personale, una chiave che mi ha permesso in seguito di aprire tante porte perché mi ha insegnato lo spirito giusto con cui farlo, una sorta di lente che mi ha permesso di vedere “oltre”. Ma la cosa più bella che questa esperienza mi ha lasciato è la voglia di partire ancora e di fare nuove esperienze. Insomma, al viaggio di andata ero partita con un solo bagaglio, al ritorno ne avevo due, uno di vestiti, l’altro pieno di conoscenze, esperienza e soprattutto affetti.
Saluti
Antonella Pelle
Devo ammetterlo, non sono solo leggende, ma sono stata comunque fortunata perché le persone con cui mi sono dovuta confrontare ogni giorno per 4 mesi sono state sempre gentili ed affettuose e piano piano, un po’ come una goccia d’acqua che scava nella roccia, sono riuscita a strappare un sorriso anche a chi non mi aveva mai rivolto la parola o avesse evitato di incrociare il mio sguardo. L’Erasmus per me quindi rappresenta un’occasione di crescita professionale e personale, una chiave che mi ha permesso in seguito di aprire tante porte perché mi ha insegnato lo spirito giusto con cui farlo, una sorta di lente che mi ha permesso di vedere “oltre”. Ma la cosa più bella che questa esperienza mi ha lasciato è la voglia di partire ancora e di fare nuove esperienze. Insomma, al viaggio di andata ero partita con un solo bagaglio, al ritorno ne avevo due, uno di vestiti, l’altro pieno di conoscenze, esperienza e soprattutto affetti.
Saluti
Antonella Pelle
Prof.ssa Gudrun De Boeck |
Hon Liew Jung |
Con la Prof.ssa Faggio |
con Daniela Chiarella |
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